Il direttivo scrive:
In questo quadro, l'Associazione Pesca Ambiente si propone come uno degli interlocutori per la gestione della risorsa rappresentata dai corsi d'acqua della Provincia di Cuneo ed in generale di tutte le aree dove vi siano pescatori interessati a tale iniziativa. Sono, purtroppo, ben note a tutti i pescatori le ormai critiche, se non penose, condizioni in cui versano molti corsi d'acqua scorrenti sul nostro territorio, sia dal punto di vista del degrado ambientale sia per la sempre minor presenza di pesci di ogni specie. Di conseguenza riteniamo che tutti i pescatori, ai quali interessi un futuro migliore per la pesca sportiva nella nostra provincia, debbano unirsi in un'associazione capace di rappresentarli degnamente aiutandoli a perseguire degli obiettivi specifici e di interesse comune. In tale ottica e nell'interesse comune, sarà quindi necessario accantonare tutte le eventuali divisioni e gli inutili campanilismi, perseguendo un unico interesse comune: la sopravvivenza della pesca sportiva e la salvaguardia delle bellezze naturali proprie dei nostri corsi d'acqua. La forza e la capacità d'intervento dell'Associazione Pesca Ambiente, sarà misurata dagli eventuali antagonisti, sulla base della effettiva consistenza numerica di soci e sulla loro reale coesione. Nel momento in cui la A. P. A. ( come noi presumiamo e ci auguriamo ), si estenda ramificandosi su tutto il territorio provinciale, diventerà necessario creare dei gruppi autonomi identificandoli per aree, bacini, comuni d'appartenenza ecc., individuando i responsabili, i quali avranno l'opportunità di seguire e gestire autonomamente le varie problematiche, seguendo comunque le linee guida dell'associazione che elenchiamo dettagliatamente di seguito. " Tutela degli ambienti fluviali: il degrado ecologico ed ambientale che stanno subendo molti corsi d'acqua della nostra provincia, è evidente a tutti noi, di conseguenza diventa prioritario ripristinare e salvaguardare le caratteristiche ambientali essenziali dei corsi d'acqua, da cui dipende lo sviluppo degli ecosistemi acquatici e la conseguente presenza dei pesci. In modo particolare è necessario contrastare le eccessive, ed a volte ingiustificate, opere di disalveo dei fiumi, nonché le assurde cementazioni e canalizzazione dei corsi d'acqua. I disastrosi eventi alluvionali che si sono susseguiti negli ultimi anni interessando la maggior parte dei corsi d'acqua della Provincia, non devono essere il pretesto e la giustificazione a qualsiasi intervento nell'alveo di fiumi e torrenti. Le eventuali opere di sistemazione e regimazione, debbono essere per giusta causa e comunque realizzate con la dovuta perizia nel rispetto degli ecosistemi fluviali.
" Rispetto dei minimi vitali di deflusso: l'asciutta totale o parziale di lunghi tratti di torrenti e fiumi è ormai una triste realtà che puntualmente si ripete ogni anno nel periodo estivo e non solo. Se da un lato le condizioni climatiche sono mutate repentinamente favorendo tale evento, le attività dell'uomo richiedono sempre più l'utilizzo di un bene così prezioso quale è l'acqua. Ciò non significa che si debba abusare di tale risorsa al punto tale da mandare in secca i corsi d'acqua arrecando morie di pesci e favorendo il bracconaggio. Le leggi che disciplinano i prelievi idrici ci sono e vanno fatte rispettare a tutti, a partire dalle centrali idroelettriche sino ad arrivare ai selvaggi sbarramenti a scopi agricoli. Per quanto riguarda le captazioni a scopi idroelettrici, sarà necessario creare un gruppo che segua l'evoluzione del programma riguardante la realizzazione di un considerevole numero di nuove centraline nelle valli del Cuneese. La malaugurata realizzazione di tale programma equivarrebbe alla totale distruzione dei torrenti più belli della Provincia di Cuneo, in cui vivono ceppi di trote autoctone la cui sopravvivenza sarebbe sicuramente in pericolo. Ricercheremo la collaborazione di altre Associazioni indispensabile se vogliamo intervenire per scongiurare una simile catastrofe. L'acqua è un bene naturale di dominio pubblico e nessuno può arrogarsi il diritto di impossessarsene e sfruttarla per il proprio tornaconto.
" Gestione dei ripopolamenti: non potendo ignorare la graduale, ma inesorabile, regressione della popolazione ittica nei nostri corsi d'acqua, che ha interessato in modo drammatico i ceppi autoctoni (sino alla completa estinzione in molti casi ), è necessario attuare una politica dei ripopolamenti moderna e funzionale, capace di garantire alle nostre acque un livello di pescosità duraturo nel tempo e non solamente concentrato in occasione di lanci di materiale pronta-pesca. In tale ottica è assolutamente necessario concentrare gli sforzi e le risorse economiche sulla salvaguardia dei ceppi autoctoni e l'introduzione di novellame con spiccate caratteristiche di rusticità. Tra le altre cose è dimostrato che i pesci di ceppo autoctono sono in grado di superare qualsiasi evento negativo grazie al loro istinto e non per caso, dove erano presenti, hanno resistito alla violenza delle acque in occasione delle alluvioni. L'ausilio di zone di protezione ubicate in corsi d'acqua non soggetti a periodi d'asciutta estiva, ed in cui sia possibile il recupero programmato con elettrostorditori, può rivelarsi assai proficuo nell'ottica di preservare i pesci dal probabile periodo di asciutta estiva che eventualmente interessa altri corsi d'acqua. Le esperienze fatte in tale senso, sia in passato che oggi ( in alcune realtà ), garantiscono discreti risultati e quindi inducono a seguire tali modalità nel ripopolamento di fiumi, torrenti, canali, ecc. Per gestire al meglio i ripopolamenti in relazione alle effettive potenzialità dei diversi ambienti fluviali, sarà necessario stilare una carta ittica che identifichi le zone sulla base delle popolazioni ittiche dominanti. In questo sistema saranno identificate le acque di particolare pregio denominate a salmonidi, all'interno delle quali sarà necessario fare ulteriori distinzioni:
A. Zona a fario di ceppo mediterraneo che includerà tutte le acque montane in cui siano presenti tali ceppi di trote, nelle quali sarà prioritario la loro salvaguardia ed eventualmente la reintroduzione con novellame che presenti le stesse caratteristiche genetiche. Di conseguenza dovrebbero essere banditi i ripopolamenti con fario di dubbia provenienza che potrebbero ibridarsi con le specie indigene, oltre ad evitare assolutamente il lancio di trote adulte, in quanto potenziali portatrici di malattie che potrebbero risultare letali alle specie locali.
B. Zona a marmorate che naturalmente comprenderà tutte le acque nelle quali questa specie è presente, o meglio era presente, dato che ha subito un drastico ridimensionamento. Anche in questo caso sarà necessario salvaguardare gli esemplari ancora presenti, oltre ad intraprendere una seria politica di reintroduzione. Le esperienze positive portate avanti in tale senso, da anni dalle Provincie a noi vicine, dimostrano con i fatti che sono cose fattibili. L'importante è ottenere l'appoggio degli Enti che gestiscono le acque, oltre alle necessarie sovvenzioni per attuare il programma.
C. Zona a fario che includerà tutte le acque di pianura in cui è possibile la vita dei salmonidi e dove non sono dominanti le specie autoctone. Sarà necessario attuare una politica dei ripopolamenti attenta e mirata soprattutto ad ottenere delle trote con caratteristiche di rusticità più spiccate possibile, le quali sono in grado di garantire livelli di pescosità duraturi nel tempo, oltre ad essere delle antagoniste vere capaci di fare riscoprire al pescatore le vere emozioni che la pesca sportiva sa trasmettere. In tale ottica, dovremo attuare le giuste pressioni nei confronti degli Enti cui sono date in gestione le acque, inducendoli a tralasciare la politica degli acquisti del materiale ittico con il sistema degli appalti, mirato esclusivamente alla quantità ed al risparmio, tralasciando completamente la qualità. Tali scelte di gestione dei ripopolamenti e delle risorse economiche, sono a nostro avviso assai discutibili e devono essere assolutamente riviste, dato che hanno contribuito a portare la pesca ( soprattutto nelle acque di pianura ) ad un livello di degrado insostenibile. Ci sembra sia giunto il momento di cambiare atteggiamento e sentire la voce e le esigenze dei pescatori che vogliono tornare a pescare ed a divertirsi nelle acque di pianura, senza essere obbligati a lunghi spostamenti, o attendere le semine programmate.
" Lotta al bracconaggio: in un contesto in cui si ragiona su biodiversità delle specie ittiche e sulla loro salvaguardia, non è più assolutamente concepibile che alcuni individui ( in molti casi ben noti ) possano permettersi di violare e distruggere un patrimonio naturale di dominio pubblico con reti, fucili subacquei, veleni, storditori, ecc. Sarà opportuno combattere questo fenomeno degradante con ogni mezzo, attivando i guardapesca, il Corpo Forestale dello Stato ed al limite le forze dell'ordine. Il direttivo.
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